Il vecchio erudito Hermann Oberth dimorava a Feucht, una cittadina a dieci chilometri da Norimberga, ai nostri giorni è universalmente riconosciuto come “il pioniere dell’astronautica“, tuttavia, all’inizio della sua carriera, i suoi primi scritti gli valsero il soprannome di “padre delle fantasie astrali”. A soli ventitré anni, infatti, pubblicò il suo primo libro, “Il razzo nello spazio interplanetario“, che illustrava le sue audaci e straordinarie visioni.
Quando ancora insegnava al ginnasio, sostenne la possibilità di costruire dispositivi capaci di oltrepassare l’atmosfera terrestre, sfidando la forza di gravità e trasportando esseri umani nello spazio. Sebbene molti lo considerassero un visionario, Oberth persisteva nelle sue idee. “Ero solo un ragazzo quando ho iniziato a sognare di viaggiare tra le stelle”, ricorda. “Leggevo il romanzo di Verne, ‘Dalla Terra alla Luna’, e durante una notte malata, agitato nel letto, quelle pagine mi hanno turbato profondamente. Mi dicevo: ‘Non può essere solo un cannone a sparare l’uomo nello spazio. Deve esserci qualcosa di più'”.
Descrisse dettagliatamente un tipo di razzo, ispirando la creazione della V1, e ideò concetti quali la tuta dell’astronauta e i pianeti artificiali, proiettando le sue visioni verso il futuro. Iniziò gli studi in medicina, ma abbandonò presto per laurearsi in fisica e matematica, trovando la sua vera vocazione. Quando espresse le sue visioni e i suoi progetti, fu spesso etichettato come un folle visionario.
Oberth sostenne che i pianeti del nostro sistema solare sono abitati, e che gli “uranidi”, ci osservano. Ritenne che i razzi convenzionali fossero superati. “Ho sviluppato un veicolo basato sul principio dell’elicottero, ma molto più economico e sicuro”, affermò ai giornalisti dell’epoca “Utilizza un sistema di cuscinetti a sfere e può raggiungere una velocità di tremilaseicento chilometri all’ora. Rispetto ai razzi tradizionali, dove uno su duecento piloti fallisce, con il mio veicolo, il rischio per il pilota è di uno su venticinque milioni. È più sicuro fare un viaggio con questo mezzo che guidare un’automobile da qui a Monaco”.
Rievocando la sua lunga vita, segnata anche da tragedie personali, Oberth parlò al pubblico dei suoi primi esperimenti, finanziati con i modesti guadagni da insegnante, e delle sue altre invenzioni, come un’astronave elettrica studiata a Stuhlingen nel 1935. Con rammarico, rammentò: “La mia proposta di utilizzare razzi a nitrato di ammonio per la contraerea fu respinta; troppi industriali preferivano investire nella produzione di aeroplani da caccia”.
Un giorno, alla Fiera di Milano, osservando un piccolo satellite, rivelò con nostalgia: “Questo giocattolo spaziale riporta alla mente le mie esperienze giovanili, fatte di entusiasmo e sperimentazioni. Von Braun, ancora adolescente, era già straordinario. Stava sempre alle mie costole: e io, con altri giovani amici appassionati dei miei studi, lo trascinavo alla periferia di Berlino dove, in una ‘zona segreta.”