Robert H.Goddard , il padre dell’era spaziale

Robert Goddard, conosciuto come il “padre dell’era spaziale” e celebrato come colui che ha “ridotto le dimensioni dell’universo tanto quanto i fratelli Wright hanno ridotto quelle del mondo”, anche se tardivamente, ha ricevuto una doverosa riconoscenza da parte dell’America. Un centro della NASA porta il suo nome così come  un francobollo commemorativo è stato emesso in suo onore.

FIG.1 – Dr. Robert H. Goddard con un razzo a ossigeno liquido lanciato il 16 marzo 1926, ad Auburn, Massachusetts. Foto, cortesia https://www.nasa.gov/

Nato a Worcester nel 1882, Goddard fu fin da giovane ossessionato dai viaggi spaziali. Nonostante la sua fragile salute, trascorse numerosi giorni a casa immerso nella lettura di riviste scientifiche e libri di autori come Verne e Wells. A sedici anni, mentre era su un albero di ciliegio, ebbe un’epifania che avrebbe plasmato il suo futuro: immaginò la costruzione di un veicolo per viaggiare su Marte. Le sue idee sui razzi a propellente liquido furono espresse in una serie di lettere a Charles G. Abbot, segretario dell’Istituto Smithsonian, che gli garantì un finanziamento di 5000 dollari per le sue ricerche. Nel 1919, i risultati di tali studi vennero pubblicati in una relazione scientifica intitolata “Un metodo per raggiungere altezze estreme”, che avanzava anche la possibilità di sbarcare sulla Luna.

Nonostante l’indifferenza accademica americana, la sua ricerca fu letta con interesse in Germania, soprattutto da un gruppo di appassionati di razzi berlinesi che includeva un giovane di nome Wernher von Braun. Nel 1919, il razzo Nell, antesignano dei razzi moderni, fu lanciato per la prima volta dal cortile dell’Istituto Smithsonian, aprendo la strada a ulteriori sperimentazioni.

FIG.2 – Il dottor Robert H. Goddard posa con un razzo. Foto, cortesia della Historical Society for Southeast New Mexico

Negli anni successivi, Goddard ricevette finanziamenti per continuare le sue ricerche e nel 1930 ottenne un sostegno significativo dalla famiglia Guggenheim. Si trasferì quindi a Roswell, nel Nuovo Messico, dove continuò a condurre esperimenti lanciando razzi sempre più sofisticati. Nonostante la sua tubercolosi, Goddard trovò nel clima del Nuovo Messico nuova vitalità e realizzò progressi significativi nel campo dei viaggi spaziali.

Tuttavia, le sue idee furono in gran parte ignorate dal governo americano fino alla comparsa delle prime bombe V2 durante la Seconda Guerra Mondiale, che confermarono molte delle sue previsioni. Goddard morì nell’agosto del 1945, senza mai vedere pienamente riconosciuti i suoi contributi alla conquista dello spazio.

Piergiovanni Salimbeni è un giornalista iscritto all'ordine professionale dei giornalisti della Lombardia. Appassionato di Geologia lunare e osservazione lunare sin dagli anni Novanta è stato Coordinatore del Geological Lunar Researches Group e Responsabile della Allerta TLP ( Transient Lunar Phenomena) per la BAA. Attualmente è direttore de "La Rivista della Luna" e tester di ottiche astronomiche e naturalistiche sugli altri siti di sua proprietà www.binomania.it e www.termicienotturni.it.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *