Cosa sono le coordinate lunari

Per individuare con precisione le formazioni lunari, vengono impiegate due coordinate fondamentali: la latitudine e la longitudine selenografica. La latitudine selenografica assume valori positivi in direzione nord (orientata verso il cratere Plato) e negativi in direzione sud (orientata verso il cratere Tycho). La longitudine selenografica cresce verso est (orientata verso il Mare Crisium), raggiungendo 90° al lembo medio est, 180° nella posizione diametralmente opposta alla Terra, e 270° al lembo medio-ovest, culminando infine a 360° (equivalente a zero gradi) al Meridiano centrale. Per esprimere la longitudine est, si utilizza un segno positivo (da 0° a +90°), mentre la longitudine ovest è indicata con un segno negativo, ad esempio, 350° può essere descritta come -10° ovest.

Nel processo di individuazione di una formazione lunare, è cruciale verificare che essa sia visibile durante una specifica fase lunare. La colongitudine, misurata dal meridiano centrale, definisce la posizione dell’oggetto sulla superficie lunare in relazione all’illuminazione solare. La colongitudine assume il valore di 270° durante la Luna nuova, 0° al primo quarto, 90° alla Luna piena, e 180° all’ultimo quarto.

FIG.1 – Rappresentazione delle coordinate lunari

Durante le diverse fasi lunari, la luce solare influisce sull’aspetto delle strutture presenti sulla Luna. Durante la luna piena, il sole si trova alto sull’orizzonte, appiattendo i dettagli, con l’eccezione dei raggi intorno a crateri illustri come Tycho, Kepler, Copernicus, Proclus e Aristarchus. Al contrario, durante il primo quarto e l’ultimo quarto, con il sole relativamente basso sull’orizzonte, le strutture lungo il terminatore si rivelano dettagliate, come nel caso dell’osservazione del cratere Tycho un giorno dopo il primo quarto, evidenziando il picco centrale e le pareti terrazzate.

FIG.2 – Il cratere Tycho, con i suoi 80 km di diametro, rappresenta uno dei crateri da impatto  meglio conservati. I suoi raggi luminosi si estendono per grandi distanze, facilmente visibili anche con un piccolo telescopio. La giovane età del cratere è evidente in questa vista obliqua, che mostra i suoi bordi netti.  Il pavimento, caratterizzato da una superficie ruvida e piatta, si è formato grazie all’accumulo di enormi volumi di colata da impatto, generati dall’intenso calore dell’evento. I grandi terrazzamenti presenti sulle pareti si sono formati durante l’assestamento del cratere dopo l’impatto, quando massicci blocchi di crosta si sono riversati all’interno. Questo ha provocato enormi tsunami di fusione, i cui segni di acqua alta sono visibili lungo i lati del picco centrale – Foto, Cortesia LROC

 

La visibilità di una formazione lunare è influenzata dalle coordinate di latitudine e longitudine, causando uno spostamento apparente della superficie lunare in direzione nord-sud ed est-ovest. La liberazione in latitudine è determinata dall’inclinazione dell’asse di rotazione della Luna rispetto al piano della sua orbita attorno alla Terra, che può essere orientato verso la Terra o nella direzione opposta, a seconda della posizione occupata dalla Luna sull’orbita. La liberazione in longitudine è provocata dalle variazioni di velocità orbitale della Luna dovute all’ellitticità della sua orbita, sfidando la legge di Keplero. Nel caso della liberazione in latitudine, un segno positivo indica uno spostamento verso la direzione nord, mentre per la liberazione in longitudine, un segno positivo indica uno spostamento verso la direzione est (verso il Mare Crisium).

 

Piergiovanni Salimbeni è un giornalista iscritto all'ordine professionale dei giornalisti della Lombardia. Appassionato di Geologia lunare e osservazione lunare sin dagli anni Novanta è stato Coordinatore del Geological Lunar Researches Group e Responsabile della Allerta TLP ( Transient Lunar Phenomena) per la BAA. Attualmente è direttore de "La Rivista della Luna" e tester di ottiche astronomiche e naturalistiche sugli altri siti di sua proprietà www.binomania.it e www.termicienotturni.it.

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