Hermann Oberth: l’uomo che immaginò il futuro

Il vecchio erudito Hermann Oberth dimorava a Feucht, una cittadina a dieci chilometri da Norimberga, ai nostri giorni è universalmente riconosciuto come “il pioniere dell’astronautica“, tuttavia, all’inizio della sua carriera, i suoi primi scritti gli valsero il soprannome di “padre delle fantasie astrali”. A soli ventitré anni, infatti, pubblicò il suo primo libro, “Il razzo nello spazio interplanetario“, che illustrava le sue audaci e straordinarie visioni.

FIG.1 – La copertina originale del libro “The Rocket into Planetary Space” di Hermann Oberth (2014-09-17) 1 gennaio 1684

 

Quando ancora insegnava al ginnasio, sostenne la possibilità di costruire dispositivi capaci di oltrepassare l’atmosfera terrestre, sfidando la forza di gravità e trasportando esseri umani nello spazio. Sebbene molti lo considerassero un visionario, Oberth persisteva nelle sue idee. “Ero solo un ragazzo quando ho iniziato a sognare di viaggiare tra le stelle”, ricorda. “Leggevo il romanzo di Verne, ‘Dalla Terra alla Luna’, e durante una notte malata, agitato nel letto, quelle pagine mi hanno turbato profondamente. Mi dicevo: ‘Non può essere solo un cannone a sparare l’uomo nello spazio. Deve esserci qualcosa di più'”.

FIG.2 – Hermann Oberth nel 1961

Descrisse dettagliatamente un tipo di razzo, ispirando la creazione della V1, e ideò concetti quali la tuta dell’astronauta e i pianeti artificiali, proiettando le sue visioni verso il futuro. Iniziò gli studi in medicina, ma abbandonò presto per laurearsi in fisica e matematica, trovando la sua vera vocazione. Quando espresse le sue visioni e i suoi progetti, fu  spesso etichettato come un folle visionario.

Oberth sostenne che i pianeti del nostro sistema solare sono abitati, e che gli “uranidi”,  ci osservano. Ritenne che i razzi convenzionali fossero superati. “Ho sviluppato un veicolo basato sul principio dell’elicottero, ma molto più economico e sicuro”, affermò ai giornalisti dell’epoca “Utilizza un sistema di cuscinetti a sfere e può raggiungere una velocità di tremilaseicento chilometri all’ora. Rispetto ai razzi tradizionali, dove uno su duecento piloti fallisce, con il mio veicolo, il rischio per il pilota è di uno su venticinque milioni. È più sicuro fare un viaggio con questo mezzo che guidare un’automobile da qui a Monaco”.

FIG.3 – Una foto del 1944 che ritrae un razzo V-2 su una rampa di lancio a Cuxhaven, in Germania. Credits: Rare Historical Photos. Senza il contributo di Oberth non sarebbe stato possibile progettarlo

Rievocando la sua lunga vita, segnata anche da tragedie personali, Oberth parlò al pubblico dei suoi primi esperimenti, finanziati con i modesti guadagni da insegnante, e delle sue altre invenzioni, come un’astronave elettrica studiata a Stuhlingen nel 1935. Con rammarico, rammentò: “La mia proposta di utilizzare razzi a nitrato di ammonio per la contraerea fu respinta; troppi industriali preferivano investire nella produzione di aeroplani da caccia”.

Un giorno, alla Fiera di Milano, osservando un piccolo satellite, rivelò con nostalgia: “Questo giocattolo spaziale riporta alla mente le mie esperienze giovanili, fatte di entusiasmo e sperimentazioni. Von Braun, ancora adolescente, era già straordinario. Stava sempre alle mie costole: e io, con altri giovani amici appassionati dei miei studi, lo trascinavo alla periferia di Berlino dove, in una ‘zona segreta.”

Piergiovanni Salimbeni è un giornalista iscritto all'ordine professionale dei giornalisti della Lombardia. Appassionato di Geologia lunare e osservazione lunare sin dagli anni Novanta è stato Coordinatore del Geological Lunar Researches Group e Responsabile della Allerta TLP ( Transient Lunar Phenomena) per la BAA. Attualmente è direttore de "La Rivista della Luna" e tester di ottiche astronomiche e naturalistiche sugli altri siti di sua proprietà www.binomania.it e www.termicienotturni.it.

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